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Rubrica Salute al naturale

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Quattro approcci terapeutici a confronto

Considerazioni sulla naturopatia

Le conclusioni

Saltiamo subito alle conclusioni, in modo da leggere l’articolo con l’ottica giusta.

Quali di questi approcci è il migliore?

È un po’ come chiedersi se è migliore la forchetta o il cucchiaio. Sono entrambi validi se usati quando servono. Nella gestione della salute succede a volte che si mangino gli spaghetti con il cucchiaio e la minestra con la forchetta.

Dunque in naturopatia tutti gli approcci che vedremo vanno saputi usare e dosare.

Sostituirsi (eradicare) e stimolare: alla ricerca delle vere cause

Supponiamo di avere una forma infettiva. Se ne deduce, ovviamente, che l’organismo, in specifico il sistema immunitario, non ce la fa a combattere l’agente infettante, diciamo un batterio.

Il primo approccio che esaminiamo consiste nel dire: distruggo (eradico) il batterio, con una sostanza che si sostituisce all’effetto del sistema immunitario.

È quello a cui siamo più abituati e che conosciamo bene.

Il secondo approccio è quello di ripristinare l’equilibrio in modo che il sistema immunitario riesca ad eliminare da solo il batterio.

Questo è un metodo molto più complesso, perché bisogna capire come mai l’organismo non c’e l’ha fatta. Quella che nel primo caso è la diagnosi (batterio tal de tali) qui diventa un sintomo.

Si deve capire cosa nella storia della persona ha provocato lo squilibrio. Non si tratta mai di una causa, ma di un insieme di elementi, che in genere coinvolgono lo stile di vita, l’alimentazione, i fattori ereditari (terreno), i blocchi emotivi, i traumi, l’acidità dei tessuti, l’accumulo delle tossine …

Tra queste cause, che derivano dalla lista precedente, ma sono ben diverse e variegate in ogni individuo, bisogna scegliere la strada che in quel particolare momento porta ai risultati migliori.

Spesso conviene non intervenire sul sintomo finale, così se una persona viene per una dermatite, è meglio chiedere di aspettare prima di rimuoverla.

E perché mai, vien fatto di dire?

Il motivo di fondo è che quando si agisce su un sintomo si ottiene un miglioramento locale ed un peggioramento dello stato di salute generale. Gli effetti possono diventare evidenti anche dopo anni, ma la cosa funziona così. È un po’ come mettere vernice su una lamiera rugginosa.

Ad esempio in omotossicologia, si usa una mappa per stabilire il livello di profondità dello squilibrio. Ogni volta che si fa un intervento sintomatico, si ha un peggioramento, che può essere (e spesso è) asintomatico, ma impregna sempre più in profondità i tessuti e le energie della persona.

Questo approccio rappresenta un intervento non invasivo, che tende a rinforzare (in realtà a riequilibrare) il sistema immunitario, che viene invece sbilanciato dagli interventi sostitutivi.

Prende le mosse da due dei principi fondamentali della naturopatia.

Il vitalismo, o slancio vitale: ogni organismo ha una sua energie che lavora per mantenerlo in salute (non guarirlo, sembra la stessa cosa ma a rifletterci sono concetti opposti). Questo è comunque l’unico vero meccanismo di guarigione: ad esempio l’ingessatura aiuta la saldatura dell’osso, ma è la forza vitale ad effettuarla.

L’altro principio è il casualismo, che significa in sintesi cercare sempre la cause profonde.

Ma allora, direte, vi siete contraddetti. State sostenendo che il secondo approccio è migliore.

E se una persona rischia di morire di polmonite, che se ne fa di tutta questa storia? Ci vuole una bella cura di antibiotici, non c’è via di uscita.

Magari dopo, si può intervenire per rinforzarlo e riequilibrarlo, ma intanto …

Il primo approccio è prevalentemente pertinenza delle medicine convenzionali, ma anche in  naturopatia si usano sostanze con questo effetto. Ad esempio gli oli essenziali, che sono antibiotici a largo spettro.

In pratica il confine tra i due approcci è abbastanza sfumato, come in genere accade in medicina naturale, e spessissimo si usa una combinazione dei due. Il giusto equilibrio dei due metodi è un altro punto importante, e non è basato solo su considerazioni funzionali.

Tornando all’esempio sopra, non è detto che lasciare la dermatite altri quindici giorni, anche se sarebbe meglio nell’ecologia generale, sia la mossa giusta!

Fisico (ponderale, massaggi e manipolazioni) ed energetico (messaggi)

Se una persona ha carenza di magnesio (cosa peraltro molto diffusa) si agisce sull’alimentazione e gli si consiglia una supplementazione di magnesio.

In genere una tavoletta contiene 0,07 gr. di magnesio, una quantità misurabile, che viene in parte assorbita dall’organismo. Si parla di quantità ponderali.

Facendo dei massaggi si ha un’azione meccanica sul corpo, che può avere vari effetti, anche quello di stimolare il sistema nervoso, ma è sempre un qualche tipo di manipolazione.

Se si usa un oligoelemento, mettiamo il litio, la  quantità di sostanza è del tutto trascurabile, e non può avere alcun effetto chimico (ne meccanico).

Altrettanto, se si usa un massaggio energetico come il Tui Na (massaggio cinese), la stimolazione meccanica è del tutto ininfluente. Quello che conta è che si vanno a stimolare certi punti, gli agopunti, che attivano profonde risposte organiche. Stimolazione che si può fare, ad esempio, con un raggio di luce colorata.

Lo stesso discorso vale per l’omeopatia, chiamata da chi non la conosce “acqua fresca” perché non contiene una quantità chimicamente apprezzabile.

Come funziona allora? Abbiamo visto in un precedente articolo, lavorare con l’energia, che è un po’ come la differenza tra lo spingere una macchina ed il guidarla. In qualche modo a questo livello agiamo sulla centralina di controllo del nostro organismo.

Quello che conta è il messaggio, non la forza con cui si manda.

C’è ancora un aspetto d prendere in considerazione, quello delle medicine energetiche ad esempio il Reiki.

In questo caso, oltre ad inviare un messaggio all’organismo vi si convoglia l’energia. Si ha quindi un apporto, ma non a livello materiale.

Questa energia, detta anche energia vitale, è alla base di tutti i processi biologici e rappresenta un vero e proprio nutrimento.

Anche qui non esiste un approccio migliore in assoluto, e le cose sono molto sfumate.

Il punto di vista naturopatico

In realtà il punto chiave non è l’approccio usato, ma la visione che si ha della persona.

L’idea della naturopatia è di lavorare in base alla persona, non in base al sintomo.

Prendiamo ad esempio due persone con la stessa malattia, che si possono curare con gli stessi farmaci tradizionali. Per il naturopata l’intervento sarà probabilmente molto diverso, perché anche se entrambi hanno lo stesso virus, le cause probabilmente saranno completamente diverse.

Magari i familiari, esposti allo stesso contagio, ne sono immuni.

Il naturopata si chiede perché quel particolare virus ha attecchito su due persone e non sulle altre e soprattutto perché nella miriade di virus e batteri che ci circondano ha attecchito proprio quello in quel particolare momento.

Studia il terreno in cui si è sviluppata la patologia.

Magari per una persona trova più adatto un approccio sul piano emozionale (banalmente potrebbe essersi ammalato a seguito di un lutto), per un altro lavorare sulle carenze di sostanze nutrizionali.

Un esempio interessante di come queste tecniche si combinano è quella dei vaccini naturali.

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