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Rubrica Salute al naturale

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Conservazione e irradiamento

La conservazione degli alimenti

All’inizio degli anni ’60 nelle case degli Italiani cominciarono ad apparire dei grossi armadi sgraziati e rumorosi: i frigoriferi.

Era cominciata l’epoca della conservazione dei cibi freschi.

I frigoriferi divennero un elettrodomestico indispensabile (è difficile oggi immaginare quanto poco durasse il cibo e quanto fossero scomode le ghiacciaie, scatole di legno foderate di zinco in cui si mettevano ghiaccio secco ed alimenti).

Col passare del tempo ci si abituò all’idea di una durata sempre maggiore; la maggior parte delle massaie non si accorse che molti cibi si conservavano di più anche a temperatura ambiente.

Ad esempio il burro: un tempo se lo scordavi fuori del frigo lo buttavi.

Ma questo beneficio aveva un costo.

Il decadimento degli alimenti è determinato da processi d’ossidazione (effetto dell’ossigeno presente nell’aria) e di putrefazione (batteri).

In linea generale più si agisce su questi processi meno il cibo diventa sano.

I cibi più degradabili, come gli oli polinsaturi, vengono assimilati con minore sforzo (il processo digestivo impiega un’elevata quantità di energia e risorse fisiologiche) e soprattutto producono meno scorie (tossine, di cui oggi siamo pieni).

L’industria alimentare ha iniziato ad usare sistemi di conservazione, spesso palesemente dannosi.

I consumatori hanno reagito (si pensi alla battaglia sui conservanti che ha portato, dopo anni di abusi, ad una regolamentazione a livello mondiale), ma, con la complicità della disinformazione e di una pubblicità mirata, l’industria è sempre un passo avanti, e riesce a farci accettare trattamenti alquanto discutibili (vedi OGM).

Ad esempio nel latte a lunga conservazione veniva usata la formaldeide, la sostanza che serve a conservare i cadaveri.

Non è mai finita la storia dei citati oli polinsaturi.

L’irraggiamento

L’irraggiamento è una pratica che viene usata senza alcuna documentazione per il consumatore ed in pratica senza lacuna alcuna regolamentazione o controllo, in barba anche agli obblighi CEE generosamente disattesi nel nostro Paese.

Consiste nel bombardare il cibo con radiazioni ionizzanti provenienti da cobalto 60 e cesio 137, per distruggere i batteri.

Tra l’altro, poiché alcuni batteri sono resistenti, si tende a dare, come con i pesticidi in agricoltura, dosi sempre maggiori di irraggiamento.

I vantaggi sono molti.

Ad esempio è largamente usato nella macellazione delle carni in ambienti sporchi (escrementi, residui vecchi ecc.), senza che la carne si putrefaccia subito.

Non apporta modifiche apprezzabili ad occhio nudo.

Sulla sua pericolosità non ci sono dati scientifici, perché, come al solito, su questo tema non si fa ricerca.

Qui è interessante notare la differenza con gli OGM.

Per quest’ultimi c’è una certa attenzione da parte dei consumatori. Di conseguenza, i produttori finanziano piani di ricerca con lo scopo dichiarato di dimostrare che sono innocui. E c’è anche qualche ricerca indipendente che dimostra il contrario.

L’irraggiamento invece non ha colpito la nostra attenzione, anche se è una pratica ormai comunissima.

Si sa per certo che determina una grossa perdita di sostanze nutritive tra cui le vitamine (soprattutto A, C ed E), gli acidi grassi, il magnesio, e produce sostanze chimiche che si sospetta (in mancanza di ricerca) possano essere cancerogene e causare danni genetici.

La conoscenza approfondita della naturopatia e dei processi naturali permette comunque di fare delle valutazioni attendibili.

L’organismo umano si è sviluppato in un determinato ecoambiente, ed è abituato a convivere perfino con i famosi batteri. Per fare un esempio, i batteri della putrefazione sono quelli che provocano la frollatura della carne.

Le nuove linee di ricerca scientifica dimostrano sempre più che perfino i cosiddetti agenti patogeni hanno spesso un ruolo simbiotico (di collaborazione)e che la natura non è pazza ma armonica.

Sappiamo con certezza che già i cibi semplicemente raffinati (v. zucchero) generano, durante il processo digestivo, la produzione di tossine, e che queste nella vita moderna sono prodotte ad un ritmo che il nostro organismo non riesce più a smaltire da solo.

Sappiamo pure che modifiche profonde nell’alimentazione, come quelle a cui siamo ormai costretti, portano degli effetti che, anche con piani di ricerca seri, si possono apprezzare solo dopo molte generazioni.

Allora è importante che iniziamo ad essere consapevoli dell’uso ed abuso della pratica dell’irraggiamento.