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Rubrica Salute al naturale

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Energia e bioelettronica (biorisonanza)

EAV, Vega test (Vegatest), MORA, bioelettronica, test delle intolleranze alimentari, cytotest. Cerchiamo di capire cosa sono e a cosa servono.

La naturopatia, come la Medicina Tradizionale Cinese, il Reiki e tante altre medicine non convenzionali sono medicine energetiche.

Cosa effettivamente significhi lo vedremo meglio in un altro articolo.

Per ora diciamo che tra i tanti modi di lavorare con l’energia c’è la biorisonanza.

Biorisonanza e bioelettronica

Gli strumenti e le metodologie che lavorano sintonizzandosi sulle energie del corpo si chiamano di biorisonanza, perché sfruttano un principio simile a quello dei diapason, o se vogliamo come quello de sintonizzatore della radio, che tramite la risonanza discrimina un determinato segnale tra quelli presenti.

Le tecniche di biorisonanza che fanno uso dell’elettronica si chiamano bioelettronica.

Questi sistemi permettono di interagire con le energie dell’organismo a livello atomico, molecolare, cellulare, di organi e di sistemi, quindi hanno un campo di applicazione vastissimo.

Ad esempio nei primi decenni del 1900 Kirlian scoprì un metodo per fotografare l’energia che circonda un essere vivente ed osservò due cose interessanti: la prima è che questa si modificava quando l’organismo veniva in contatto con un elemento dannoso; la seconda era che tagliando un pezzo di una foglia, l’energia per un certo lasso di tempo restava anche sulla parte mancante tracciandone il profilo.

Oggi ci sono tanti modi per valutare le variazioni dell’energia di un soggetto, ad esempio la kinesiologia, in cui si misura il cambiamento della forza muscolare.

Innanzitutto vediamo cosa significa variazione dell’energia.

Prendiamo una persona, e valutiamo con la kinesiologia la sua resistenza muscolare. Poi accostiamolo a qualcosa che gli è dannoso, per esempio un pacchetto di sigarette od un cellulare. La resistenza muscolare crolla, perché il suo campo energetico è stato perturbato.

Nel caso della bioelettronica la valutazione si fa misurando le variazioni del campo elettrico di una persona.

Generalmente questa tiene un elettrodo in una mano, mentre l’operatore misura con la sonda varie parti del corpo.

I metodi differiscono per il tipo di misura elettrica (resistenza, impedenza, segnale utilizzato) e per la scelta delle aree considerate.

Ci sono infatti punti ed aree, che in alcuni casi coincidono con quelli della Medicina Tradizionale Cinese (agopuntura), che sono in relazione con gli organi e le funzionalità dell’organismo.

Le cose che si possono testare sono migliaia, quindi ogni metodo ha un suo protocollo di guida nella diagnosi.

I test che si fanno più di frequente sono.

  •  Stato energetico di organi e delle funzionalità.
  •  Compatibilità a determinate sostanze.

Quest’ultimo comprende il famoso test delle intolleranze, e serve a verificare se i prodotti e le modalità di assunzione consigliati alla fine del consulto sono corretti.

Parliamo un po’ del test delle intolleranze sia per l’interesse che l’argomento riveste, sia perché aiuta a capire meglio come funziona la biorisonanza.

Test delle intolleranze, metodi a confronto

Partiamo dal cytotest.

Si mette un campione di sangue a contatto con un certo numero di alimenti.

Quando si rileva una variazione della struttura dei globuli bianchi (sistema immunitario) siamo certi che la sostanza in questione genera intolleranza. I metodi più sofisticati danno anche un’indicazione di quanto forte sia.

I vantaggi del metodo sono l’indipendenza dall’operatore e la maggior credibilità visto che coinvolge un’analisi del sangue.

Gli svantaggi sono tre: è cruento (prelievo del sangue), lento (bisogna aspettare per avere il risultato) e soprattutto è attendibile sono per i risultati positivi.

Significa che se si apprezza una modifica sui linfociti si ha un’intolleranza certa, ma in caso contrario non si sa nulla. La pratica dimostra che i cytotest non individuano intolleranze anche gravi.

Vediamo ora il test bioelettronico.

Qui si misura il soggetto dopo averlo messo in contatto la sostanza. Questa può essere posta in una vaschetta collegata elettricamente con la sonda, o addirittura venir sostituita da un segnale elettronico equivalente.

A parte la semplicità, un vantaggio del metodo è che si possono fare test di gruppi di sostanze.

Ciò consente in primo luogo un’indagine mirata, e quindi più ampia (un buon test può comprendere centinaia di allergeni). Si testano prima dei gruppi (ad esempio le graminacee) e se risulta l’intolleranza s’indaga più in profondità. Soprattutto si possono fare dei test di combinazioni, cosa molto importante perché a volte l’intolleranza scatta solo in presenza contemporanea di più allergeni.

L’elemento più importante è che quando è fatto bene, sono certi sia i risultati positivi sia quelli negativi.

Il punto debole è che funzione solo se l’operatore è capace.

I limiti della biorisonanza

Una caratteristica comune a tutte le medicine non convenzionali è che dipendono moltissimo dalla persona che le opera, e questa tra parentesi è una delle difficoltà che si incontra ad inquadrarle scientificamente.

Dunque anche quando si fa uso di macchine di biorisonanza, entrano in gioco fattori come l’influenza reciproca dei campi energetici dell’operatore e del soggetto sotto test.

Le variazioni d’energia, in un determinato momento sono innumerevoli. Come si fa a “sintonizzarsi” sulla “frequenza” giusta, a valutare l’effetto del glutine invece di quello della pioggia che scroscia fuori della finestra? Qui entra in gioco la componente umana.

Qui ci vuole un operatore veramente capace.

Vogliamo chiudere quest’argomento con una considerazione di semplice buon senso.

Nelle medicine convenzionali, nonostante il grande aiuto che i sistemi diagnostici danno, per prescrivere una cura serve sempre un medico, una persona che assomma un’enorme numero di conoscenze e di abilità.

Anche qui, dunque, la preminenza è dunque la preminenza è nella persona e non nelle macchine o nelle procedure.

Oltre il test

La biorisonanza va molto oltre il semplice test.

Infatti come è facile immaginarsi, se si possono decodificare dei segnali del corpo si possono anche inviare segnali.

L’effetto è molto forte, perché in questo modo agiamo sulla centrale di comando.

La differenza tra l’approccio fisico e quello energetico somiglia a quella tra lo spostare un carrello con la forza muscolare o tramite un pulsante che fa partire il motore.

Ci si chiede allora perché, visto che l’ambiente è carico di segnali, non funzioniamo tutti come automi impazziti.

La risposta è semplice: il nostro organismo accetta solo codifiche ben precise, come un telecomando della TV, che lavora sull’infrarosso, che non si attiva per l’emissione di un fornello.

Tuttavia i segnali squilibranti arrivano lo stesso, sotto forma di geopatie, disturbi elettromagnetici eccetera.

Ma di questo parleremo in un’altra occasione.

Ma non da solo

La biorisonanza offre strumenti importanti per la salute e l’armonia.

Il suo uso va però integrato in un contesto olistico, che cioè considera l’individuo nella sua completezza.

Non è corretto limitarsi, ad esempio, ad un test delle intolleranze, perché queste sono certamente correlate altri squilibri, che vanno trattati contemporaneamente o subito dopo.

Come sempre, per ogni persona, in un dato momento, la soluzione ottimale richiede l’integrazione dei diversi approcci, dall’oligoterapia alle tecniche energetiche.

V. anche:Principio olistico, Lavorare con l'energia, EAV, Vega test (Vegatest), bioelettronica, test delle intolleranze alimentari