Il compito principale del sistema immunitario è di
proteggerci dalle sostanze dannose sia endogene (prodotte all’interno
dell’organismo) come il cancro, sia esogene (di provenienza esterna) come
batteri e virus.
La capacità del sistema immunitario di mantenere lo stato
di salute è sempre stato fondamentale nell’approccio delle medicine naturali, ma
ormai è stato riconosciuto anche dalla moderna ricerca scientifica.
Di questo parleremo diffusamente in futuro. Per ora
vogliamo solo ricordare che nella vita di un essere umano moderno, si hanno in
media due proliferazioni cancerose distrutte dal sistema immunitario senza che
ne siamo consapevoli. Vengono scoperte solo quando i patologi fanno l’autopsia.
I linfociti, che tutti conosciamo come globuli bianchi,
sono il cuore del sistema immunitario. Siamo abituati a pensare che siano delle
grosse cellule, un po’ sempliciotte, che circolano nel sangue e si mangiano i
corpi estranei.
In realtà sono cellule estremamente complesse, che fanno
parte anche del sistema endocrino e di quello nervoso, e si trovano anche tra i
tessuti e negli umori come la saliva.
Anticorpi ed antigeni (finalmente)
Gli antigeni sono sostanze in grado di indurre una
risposta da parte del sistema immunitario. Vengono indicati con la sigla Ag.
Sono, in atri termini, sostanze riconosciute come “non
self”, vale a dire non appartenenti all’organismo.
Gli anticorpi sono proteine, dette
immunoglobuline prodotte dai linfociti in risposta alla presenza degli
antigeni. Ce ne sono 5 classi: IgG, IgM, IgA (alimentari), IgE (allergie).
Vengono indicati con la sigla Ab, anti body.
Il loro compito è quello di distruggere l’antigene.
Un meccanismo fondamentale e delicato
Riconoscere il self dal non self è facile a dirsi, ma pensate un
po’ alla reale difficoltà di questo riconoscimento.
L’organismo è ben lungi dall’essere un sistema chiuso.
Respiriamo, mangiamo, assorbiamo attraverso la pelle.
Veniamo continuamente in contatto con sostanze necessarie
alla vita, e contemporaneamente con veleni, batteri, virus e quant’altro, tutto
mischiato assieme.
Non meraviglia quindi che il sistema immunitario
sia dislocato
principalmente sulle mucose
(si chiama MALT, Mucosal
Associated Lymphoid Tissue) e sulla pelle. Tra le mucose ha particolare
importanza quella intestinale (detta GALT, dove la sta per Gut, intestino),
oltre che sulla pelle.
I polmoni, la trachea, l’interno della bocca e del naso, le
tonsille, le adenoidi, lo stomaco e l’intestino, parte delle palpebre, le pareti
interne della prostata, il dotto uretrale …, sono tutti ricoperti di mucose, e
dunque sedi privilegiate dell’infestazione da candida. D’altra parte la pelle è
anch’essa una parte fondamentale del sistema immunitario, perché rappresenta il
primo contatto con l'esterno.
La ricerca scientifica degli ultimi anni ha reso noto che
tutte le mucose si comportano come un unico sistema, e questo ha portato ad un
grosso passo avanti. Ad esempio c'è una spiegazione a quanto sostengono le
medicine non convenzionali, che un'infiammazione vaginale può facilmente
propagarsi alla mucosa degli occhi, o avere origine da una
disbiosi. Il che rende necessario una visione
olistica e non specialistica.
I problemi che nascono da uno squilibrio del sistema
immunitario sono di due tipi, che possono coesistere anche se sembrano
antitetici.
Il primo riguarda l’immunodepressione, cioè il mancato
riconoscimento di una antigene e/o l’insufficiente reazione.
Un esempio estremo, chiaro nella sua crudezza, è quanto
avviene nei malati di AIDS che, a causa dell’immunodepressione grave, sono
soggetti a tutte le malattie fino a morirne.
Il secondo meccanismo è quello dell’iperattivazione, che da
luogo ad allergie ed intolleranze, fino alle malattie autoimmuni.
Ci sono alcune parti dell’organismo che non sono a contatto
con i linfociti, come la parte interna dell’occhio.
Quando la separazione viene meno, come nel caso di
affezioni virali che, a seguito della distruzione delle cellule espongono queste
sostanze, il sistema immunitario comincia a distruggerle, provocando una
patologia autoimmune.
I gemiti di dolore di chi legge i risultati dei test
d’intolleranza sono di prammatica: la lista contiene sempre i piatti preferiti.
Sadismo del destino?
Tra le altre sono due spiegazioni particolarmente
interessanti, che sembrano antitetiche ma in realtà possono convivere.
La prima riguarda la reazione al dolore.
In genere l’organismo attiva contemporaneamente meccanismi
antagonisti; ad esempio l’attivazione di un processo infiammatorio genera sempre
l’emissione contemporanea di sostanze antinfiammatorie.
Così reagisce alle sostanze che provocano intolleranza con
il rilascio di notevoli quantità di endorfine, sostanze che generano piacere,
simulata ad esempio dalle droghe come gli oppioidi. A questo proposito c’è una
graziosa ricerca scientifica recente che dimostra il rilascio di endorfine
durante il bacio.
Mangiando alimenti che scatenano l’intolleranza, un primo
momento la risposta endorfinergica ha la prevalenza, provocando una netta
sensazione di piacere.
L’altro meccanismo è più strettamente legato al sistema
immunitario.
Una parte del cibo assunta non viene digerita risultando
quindi non assimilabile.
Mentre la maggior parte di queste sostanze sono espulse,
una fazione passa comunque nella corrente sanguigna, dove a pieno titolo vengono
riconosciute come anticorpi.
Quando ci si abbuffa degli stessi alimenti, il sistema
immunitario diventa sensibile alla frazione indigerita e si attiva una risposta
d’intolleranza.
Dunque: moderazione e varietà, per evitare il rischio di
diventare intolleranti ai nostri sapori preferiti.
Uno dei principali motivi per cui il
distress è così dannoso è che ha un forte
effetto immunodepressivo.
L’ormone dello stress, il cortisolo, ha tra i suoi effetti
principali quello di ridurre in vari modi l’attività immunitaria, ed in
particolare toglie dalla circolazione i linfociti.
Per avere un’idea dell’efficacia di questa regolazione
basta pensare che una sola iniezione di cortisone (che è molto più debole del
cortisolo) riduce del 90% i monociti circolanti, ed i linfociti circolanti sono
ridotti del 70.
Tra parentesi questo è il motivo per cui si usa il
cortisone nelle infiammazioni e nelle malattie autoimmuni.
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