Messsaggi a Laura
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Storia d’inverno

La signora era bella.

Appoggiata al muretto della terrazza guardava verso l’orizzonte, sopra le colline, le nuvole accarezzavano il cielo.

Aveva sottili capelli neri, che il vento agitava dolcemente, come per giocare e gambe forti, di quelle attaccate alla terra come le radici di un albero.

Gli occhi, profondi e neri, quasi impertinenti, si perdevano nell’evanescente confine che separa il cielo dalla terra, in un’eterna sinfonia di colori.

Ad un tratto parlò, suoni appena percettibili che il vento si divertiva a disperdere, di stagioni, d’amore e di storie che non sarebbero durate.

Il bambino volse il capo  e la guardò, non rispose e sorrise.

Le parole sfilarono attraverso i suoi capelli biondi, di grano maturo.

E un nodo strinse forte nella gola i suoni che avrebbe voluto emettere, la conoscenza della vita era più forte.

Più in basso, adagiata come una donna dopo l’amore, Lei, la Toscana, splendida ed imperturbabile componeva i suoi colori all’arrivo della sera.

Era un giorno qualunque di un mese che non so in un anno mai vissuto della vita di un uomo qualunque.

A Laura